13/11/2016

Malformazioni arterovenose cerebrali

Cosa sono le malformazioni artero-venose (MAV)?

Le MAV sono delle malformazioni delle strutture vascolari cerebrali, che presentano uno shunt anomalo tra le arterie e le vene tra le quali vi è un groviglio vascolare (detto nidus) nel contesto del parenchima cerebrale. Hanno un’incidenza che và dall‘1.4% al 4.3%.

 

Dove si formano?

Possono svilupparsi in qualsiasi punto del sistema nervoso centrale. La maggior parte sono localizzate a livello della superficie degli emisferi cerebrali. Esiste un sistema di classificazione (Spetzler-Martin), che dà un punteggio al drenaggio venoso, alla vicinanza ad aree funzionali eloquenti ed alle dimensioni della MAV, per assegnare un grado alla lesione (da 1 a 5). Maggiore è il grado, maggiori sono le difficoltà di trattamento e il rischio operatorio.

 

Quali sono i sintomi?

I sintomi sono aspecifici e, quando presenti, dipendono dalle dimensioni e dalla localizzazione delle MAV. I principali sono:

  1. epilessia
  2. emorragia.

La rottura è causa di un’emorragia intraparenchimale.

 

Qual è l’evoluzione di una MAV?

Le MAV sono delle malformazioni dinamiche ad alto flusso e basse resistenze. Difficilmente restano invariate, ma tendono a crescere sia per la progressiva dilatazione delle vene, sia per la formazione di nuove afferenze arteriose, e possono andare incontro a rottura.

 

Come si trattano le MAV?

Esistono diverse opzioni di trattamento:

  1. neurochirurgico;
  2. endovascolare;
  3. radiochirurgico.

È necessaria un’accurata valutazione interdisciplinare ed un planning preoperatorio, per scegliere il miglior trattamento possibile. Spesso si opta per una terapia combinata tra le varie metodiche.

 

In cosa consiste il trattamento endovascolare?

Il trattamento endovascolare è una tecnica mininvasiva, che richiede solo un piccolo accesso sull’arteria femorale. Attraverso un microcatetere si inietta all’interno della malformazione un polimero che ha la funzione di riempire e chiudere il nidus della MAV.
Può essere utilizzata sia con lo scopo di chiudere l’intera lesione sia come trattamento prechirurgico, al fine di ridurre l’apporto di sangue alla lesione, riducendo il sanguinamento intraoperatorio.